Le Arellaie

L’importanza del lavoro femminile – le Arellaie

A Rivalta sul Mincio il lavoro delle donne non è mai stato marginale. Erano impegnate in mille mestieri, non solo in quelli domestici e familiari. Grazie alla manualità tipicamente femminile, tessevano e riparavano gli strumenti per la pesca (tanbürèi), curavano la bachicoltura (far li galeti), con la carice (careșa), confezionavano i legacci (ligam e ligamin), da vendere per legare i covoni del grano e del riso. Tessevano sporte e cesti con la tifa (paver), lavoravano, sin da ragazzine, in filanda e soprattutto “tessevano” i graticci, (arèli). Le arellaie, (arlunsi), impiegate sono state anche oltre un centinaio. Il lavoro era pagato a “cottimo” e non era opprimente: quando si veniva assunte si stabiliva con il “padrone” il quantitativo da produrre settimanalmente, perciò ogni donna si organizzava come meglio credeva. La “tessitura” della canna palustre avveniva in grandi capannoni che offrivano riparo dalle intemperie, ma non potevano mitigare il disagio provato durante la calura estiva o il grande freddo nella stagione invernale. Quest’ultimo era il periodo peggiore, il magazzino diventava gelido, le mani e i piedi ghiacciavano e molte donne non riuscendo più a lavorare erano costrette a rimanere a casa. Bisognava essere davvero forti per non perdere nemmeno un giorno di lavoro. Le canne, prima dell’avvento delle macchine, venivano intrecciate esclusivamente a mano. Inizialmente, il “filo” utilizzato si ricavava dai giunchi o dalla tifa (erba palustre dallo stelo corposo). In seguito si utilizzò la canapa che veniva unta con una specie di catrame per farla scivolare meglio, quindi un sottile filo di ferro zincato (filfèrin), infine il modernissimo nylon.

Spigolature rivaltesi

ANNO 1899 – Nel mese di febbraio oltre 150 arellaie scendono in sciopero e formano un corteo che si snoda per le via del paese. Chiedono l’aumento di un centesimo per ogni capo e cioè centesimi 5 per arellino, 6 per arella e 9 per arellone. Arresti per gli istigatori della manifestazione e, infine, assoluzione durante il processo.

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ANNO 1929 – IL “RIVALTA”, VAPORETTO CON BARCONI PER IL TRASPORTO DELLA GHIAIA

ANNI 20 – LABORATORIO PER LA LAVORAZIONE DELLA CANNA E DELLA CARICE

ANNI 60 – ESTATE RIVALTESE TRA UN TUFFO E L’ALTRO

ANNI 70 – QUANDO IL MINCIO ERA BALNEABILE

ANNO 1961 – RISTORO A CORTE MINCIO DOPO IL CONSUETO BAGNO